Ogni nome di città lascia credere che la ville che esso designa sia una persona, unica, incomparabile, incidendo molto anche sull’immagine ricavata dalla sua stessa sonorità. È evidente che ogni luogo racconti tutta una storia composta di energia e di verità. La narrazione prende spunto da un qualsiasi dettaglio del posto, da un quid che renda significativo il valore del particolare, osservando ed ascoltando le risonanze evocate dal cuore. Ciò che è rappresentato nel racconto dell’immagine, che la mente ha focalizzato, risiede nella risonanza che emerge guardandola, in un processo di riproduzione di ciò che si crea tra quel dettaglio e colui che lo osserva. Da qui comincia il racconto, qualcosa che riproduca l’effetto di “dipingersi” dentro quel territorio “dipingendolo”: si riscontra la propria esistenza in divenire all’interno di un contesto che esiste e che si modifica esso stesso. Ebbene, trovato il senso di vivere nel proprio tempo, è doveroso osservare ciò che sta intorno e riflettere su cosa lo caratterizza, quale possa essere il suo diritto alla memoria, quale il diverso modello di sviluppo. Ciascuno proiettato nel proprio sfondo melanconico, guardando elabora e immagina, pensa e definisce, fa rivivere lo spazio, ne valuta l’evoluzione. Ogni luogo muta nel corso del tempo, così come mutano i soggetti che lo frequentano. Ma il cambiamento si impone “naturalmente”, sebbene, per interpretarlo, si abbia bisogno delle tracce del passato, più o meno obsolete, per ammetterne la realtà e misurarne la portata. Tutto accade come se il sito offrisse un’immagine ingrandita delle evoluzioni lente o accelerate della società in movimento. Cosicché, raccontare consiste nel fare un’esperienza ambivalente del tempo. Esso, il raccontare, applica il suo segreto recondito: l’idea del cominciare, nasce un cominciamento, coniuga la continuità di un’identità con la novità di un’esperienza. Con alcuni felici tocchi di scrittura o di pittura o di fotografia, o di qualsiasi altra forma di narrazione, l’autore diventa consapevole di essere riuscito a esprimere ciò che voleva far intendere. L’importante è che dal punto di vista del tempo essi costituiscano sempre una sorta di prova dell’esistenza di sé. L’intuizione, che è all’origine dell’espressione riuscita, è una prova di esistenza e di identità reciproche.