Nell’epoca dell’informazione globale e tecnologica, in cui domina principalmente un sistema di comunicazione digitalizzata, la capacità di esprimersi in modo chiaro e corretto va sempre più riducendosi a svantaggio di discorsi chiari, esaustivi e consequenziali. Il paventato ritorno ad un’”età barbarica” della forma espositiva (già temuta da Cicerone), oggi si esplica in espressioni a volte aggressive di comunicazione, basate su un linguaggio apparentemente comprensibile a tutti, e, tuttavia, a discapito di una modalità dialettica capace di eloquire con sobrietà e risolutezza contenuti di ampio raggio. Ciò a dimostrazione che, probabilmente, un accanimento verso ciò che è più materiale richiama maggiormente l’eco dell’acclamazione e dell’accettazione. Tuttavia, siccome oggigiorno siamo tutti scolarizzati, ritengo che la capacità oratoria di chiunque si approcci a parlare ad una platea di uditori debba sì enfatizzare la retorica dei contenuti, rendendoli interessanti, ma, nel contempo debba saper fare affidamento su una intelligenza dialettica tale da argomentare in maniera chiara e corretta. Non si tratta di confutare necessariamente le tesi altrui, quanto piuttosto di esprimere idee e formazione professionale (e non solo) con la massima competenza derivante dal rispetto sia dei propri assunti, sia dell’ascoltatore che li recepisce.